NON FARTI SPAVENTARE DALLA RISONANZA MAGNETICA
Come la pelle è soggetta a rughe, i capelli a diventare bianchi e la vista ad abbassarsi così anche tutto il resto del corpo è destinato a cambiare: si chiama invecchiamento ed è del tutto normale. Allo stesso modo anche le nostre articolazioni, tendini e muscoli sono soggetti al passare del tempo e posso manifestare segni come artrosi, modificazione degli spazi e della qualità delle strutture. Per cui, a seconda dell’età, troverò segni normali di invecchiamento sia in persone con dolore che in persone senza dolore. Sosteniamo quindi, in accordo con i più recenti studi, che una lesione non comporti sempre dolore e che DOLORE NON SIGNIFICHI automaticamente LESIONE: circa 2/3 dei soggetti in cui viene individuata una lesione di cuffia infatti NON RIPORTA SINTOMI Non stiamo dicendo che la risonanza magnetica non sia un buono strumento per individuare problematiche alla cuffia dei rotatori, anzi!. C’è il rischio però che effettuare una risonanza precocemente possa portare ad attribuire la causa del dolore a modificazioni del tutto normali, magari già presenti, che creeranno paure nel paziente e impediranno un recupero ottimale. Dobbiamo ricordarci dunque che la risonanza magnetica non è una diagnosi ma un elemento che si può integrare nella valutazione che poi porterà a diagnosi per cui indicata solo in casi ben specifici.
IL CONFLITTO DI SPALLA NON ESISTE: ECCO LA VERITA’
Se siete mai stati visitati per un dolore di spalla, è probabile che vi abbiano riferito termini come “infiammazione tendinea”, “borsiti”, “muscoli della cuffia dei rotatori”, “sovraspinato”, “impingement”, “conflitto sub-acromiale”, ecc… A partire dagli anni ’70, infatti, si è diffusa la “teoria della sindrome da conflitto”, secondo cui si pensava che il dolore alla spalla derivasse dalla continua compressione del tendine Sovraspinato (muscolo della cosiddetta cuffia dei rotatori) da parte dell’Acromion (porzione della scapola) che vi sta sopra. Lo schiacciamento ripetuto del tendine contro la superficie ossea, secondo questa ipotesi, avrebbe portato ad usura del tendine e ad una maggiore probabilità di lesione (e quindi di dolore).
Studi più recenti hanno però scoperto che la parte più danneggiata del tendine non è quella a contatto con l’acromion, bensì una parte più profonda. La teoria della sindrome da conflitto è risultata dunque superata e di conseguenza i trattamenti proposti per curarla (tra cui anche il rimodellamento chirurgico dell’Acromion) hanno in gran parte perso di significato).
SE LAVORO COL BRACCIO SANO, MIGLIORA ANCHE QUELLO INGESSATO
Sembra fantascienza ma è proprio così! Diversi studi hanno evidenziato un miglioramento della forza in braccia immobilizzate attraverso l’allenamento del braccio sano.
Con questa scoperta possiamo ancora di più velocizzare i tempi di recupero anche quando non si può lavorare direttamente su braccio infortunato!